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lunedì 24 febbraio 2014
Magma e sangue, prima parte DI SERGIO MORETTI http://oroseriosergio.myblog.it/ http://www.facebook.com/profile.php?id=1...
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Premessa: riprendo a pubblicare cose mie vecchie sul blog, lo faccio senza rivederle, né correggerle, così come le avevo scritte qualche anno fa. Questo in particolare, che posterò qui credo al massimo in tre parti, lo ricordo come il mio primo racconto che è stato pubblicato su carta, su una antologia, tramite il forum “in punta di penna”, ed ha inoltre ricevuto buone critiche costruttive in diverse sedi. Magma e sangue qualcuno lo ritenne forte nei contenuti. Io come al solito scrivo di getto e in quel momento la mente questo mi dettava di buttar giù. Buona lettura.
Magma e sangue, prima parte
Angelo è un uomo robusto: 80 kg per un metro e ottanta di aitante scioltezza. Non dimostra i suoi anni. È un individuo rude, attraente per qualcuno. I peli neri come punte d’inchiostro gli fuoriescono da ogni indumento intimo contrastando di fatto i suoi occhi azzurri. Non ha nulla di aggraziato, né esterna con facilità i propri sentimenti. È uno tosto, con qualche anno di galera che gli pesa e lo sospinge in avanti. I suoi interessi ruotano nella pseudo editoria: sa sfruttare le illusioni altrui, è abile nel manipolare le menti, un tipo freddo. Eppure oggi va a metafore, chiede a Bruno: «Sai cos’è un’eruzione?», dona pezzi di poesia rubata a questo ragazzo dolce, dalle idee confuse, compagno di folli momenti. Più che osservare sé lo studia il suo amichetto: ha poco fard, è pallido; ha un fare sospettoso, le movenze ingentilite; e le mani, troppo delicate per un uomo, sembrano dirigere l’aria. «Stai parlando di una colata lavica?», si sente rispondere dal giovane, che lo fissa col suo sguardo interrogativo, e il viso disarmato dalla stessa flebile voce, sulla pelle liscia, imberbe. L’uomo prima scuote la testa, poi tenta di nuovo: «Eruzione!» Disegna la fuoriuscita del magma con le mani «Hai presente un vulcano quando s’incazza?» insiste «sei mai stato a Pompei?». «Sei impossibile…», sibila Bruno; il mignolo destro lo usa come un lecca lecca, l’unghia è incredibilmente curata, sé lo passa sulle ciglia. Rimira sé stesso: lo specchio della colonna lo delude, fa la bocca storta strusciando la schiena su e giù sullo stipite: atto sinuoso, poco volgare, forse provocante. «Siamo partiti da Carmen» manda gli occhi al cielo, «e tu scappi!» esclama, continua: «ma che Vesuvio e Vesuvio! Se fai così ti dico addio caro mio.» Smette di toccarsi. Vorrebbe aggiungere altro, invece resta serio, senza parole, perplesso dal fare di lui; lo guarda di sbieco, poi dritto in faccia «Vuoi solo confondermi» sbotta di nuovo «ed io cretina ti do ancora retta!». Il compagno da uomo sicuro fa finta di nulla, attende; “si calmerà”, pensa, non gli risponde. «Dammi quelle gocce!», urla improvvisamente isterico Bruno, «Dammele!», insiste. Angelo ha un gesto di stizza: «Vorrei riuscire nell’impresa di farti ragionare.», il suo è un parlare incazzato. A quelle parole il ragazzo s’inventa qualcosa: «Sto male…», si altera «vattene da lei, subito, adesso, sparisci!». Dà calci all’aria. Il suo viso disfatto fa temere il peggio. Angelo non demorde: «Il vulcano sono io,», gli urla in faccia, «e sto scoppiando. E che cazzo!» Bruno guarda intensamente il suo lui, la ragione della sua vita. «Lo sapevo io!», sé ne esce col suo solito modo plateale, «Tutta colpa di quella puttana…» I loro occhi sono un duello all’ultimo sguardo. «Ma no!», risponde «Carmen non c’entra.». «Vuoi negare che sia una prostituta?», si agita, le vene del collo gli si gonfiano, «Come si chiamano ora quelle come lei? Escort? Sempre una troia resta…» Angelo serra gli occhi, aspira l’aria, «Se mai ho provato qualcosa per qualcuno,», parla senza enfasi, «se mai l’ho fatto, quel qualcuno sei tu.» La dichiarazione spontanea prende Bruno alla sprovvista; s’alza di scatto posseduto da nuove forze, senza dire una parola s’impossessa della bottiglietta e corre verso il bagno. «Disgraziato fermati che fai?», sbotta il più adulto, e gli va dietro; lui per tutta risposta si chiude a chiave. «Apri, non fare lo scemo!» fa alla porta, «Non ti servono, stai meglio di me». «Sai sempre ciò che vuoi…Tu sì che sai quello che fai!» Bruno è una lagna: è in preda a qualcosa e si sente. L’uomo attende come altre volte ha già fatto; nel frattempo si guarda nello specchio all’ingresso, di fronte la portafinestra del terrazzo; lascia fluire il sangue, respira piano, nota i rigonfiamenti sulla fronte: tatuaggi di carne…minuscoli serpenti di lava sotto pelle che da dentro percuotono, specie quello a sinistra: provoca un forte dolore alla tempia; “è la pressione”, pensa; lo sfiora, sorride. Non arriva risposta da quello che lui pensa sia solo un capriccio, un frammezzo, una “sua strana avventura”. Passano alcuni minuti prima che si decida a chiedere: «Tu, invece, cosa sei?» «Io? Sono un incapace!», esclama Bruno, è evidente il disprezzo che ha di sé. «Non ho mai combinato nulla nella mia vita di merda; non so se dici la verità! e non capisco perché l’hai fatto!» Angelo si massaggia il cranio calvo, esplora il contorno degli occhi, «Perché mi andava!» risponde; con l’arroganza ritrova serenità. Apre il beauty e prende qualcosa, svita il tappo e versa un chicco di riso del prodotto sull’anulare, lo passa con precisione lì sulle rughe. Alla sua età ha avuto quasi tutto, e vuole sempre di più. Un rumore di vetri infranti lo estrae dai sogni. «Sei uno stronzo!», si sente dire.
Continua…
SERGIO MORETTI
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